Un percorso attraverso la storia nel Montefeltro. Il Sentiero del Beato Lando è lungo 9 chilometri. Risulterà piacevolissimo camminare tra natura e paesaggi suggestivi in un susseguirsi di colori.
Lei appassionata della Natura e con solide radici nella sua terra, lui stanco della sua professione, che lo portava in giro per il mondo con un unico fuso orario quello del lavoro. E poi si incontrarono. Ora c’è un’associazione naturalistica, una casa con b&b al centro di una valle, quieta come un porto di Terra, poi c’è Giosuè, che per arrampicarsi sugli alberi non deve andare al parco avventure. Avevo voglia di fare una passeggiata nel Montefeltro e un amico mi ha suggerito di rivolgermi a Catia Berzigotti e Andrea Sartorio, cosi li ho incontrati al loro Villaggio Ranco (Sassocorvaro – provincia di Pesaro Urbino). Catia è una guida ambientale, laureata in scienze ambientali, ma soprattutto ha un rapporto viscerale e poetico con la Madre Terra. Quando sembrava prossima l’apertura di una cava nell’area di Logo e Lupaiolo, insieme ad altri appassionati Catia fondò il comitato di salvaguardia territoriale. Il risultato e simbolo della vittoria è il Sentiero del Beato Lando, che nasce dalla volontà di tracciare un percorso di scoperta attraverso la storia e le singolarità naturalistiche di questa area del Montefeltro.
Sentiero: segnaletica, tracciato, paesaggio
Il Sentiero del Beato Lando, inaugurato nel 2008 è lungo 9 km. Il sentiero può essere percorso da solerti camminatori ma anche da quanti vogliono godersi la natura fermandosi a leggere le note informative, osservare gli alberi e le erbe. Il tracciato è ricco di indicazioni che aiutano a leggere e capire il territorio. Quando si intraprende un cammino una grossa incognita è la segnaletica. Nel caso del Sentiero del Beato Lando, oltre ai cartelli, due sono gli elementi da tenere come riferimento: il tracciato e il paesaggio.
Il tracciato è pressoché pianeggiante, non ci sono salite o discese brusche o faticose. Il sentiero tocca un massimo di 798 m s.l.m. a Pietrafagnana (Pietrarubbia – PU) e il punto più basso, 385 m s.l.m., a Logo, percorrendolo verso il Castello di Lunano è più agevole, più discesa che salita.
Il secondo riferimento è il paesaggio, esattamente l’orizzonte, nella direzione da Pietrafagnana a Lunano l’appennino marchigiano ti accompagnerà sulla destra. Il tracciato è ampio senza difficoltà per il terreno. Passeggiata possibile anche per chi sia a digiuno di allenamento. Basta solo osservare il paesaggio, perché attorno si schiuda uno scrigno di rarità. Il Sentiero delle Beato Lando riprende un tratto della via che da Gubbio portava a Rimini, una scorciatoia rispetto alla Flaminia che scendeva a Fano, da dove poi si risaliva lungo la costa. La via era molto frequentata, puntellata da castelli, borghi fortificati, conventi e abbazie di cui rimane la memoria nel nome.
Lupaiolo luogo suggestivo anche senza il castello
Come Lupaiolo, castello medievale situato sulla cresta della dorsale, quando fu raso al suolo nel 1983, con dubbia motivazione, contava ancora varie famiglie tra le sue mura, una scuola e la rocca, oggi rimane un luogo suggestivo. Si narra che San Francesco percorse due volte queste colline, compiendo anche un miracolo. Utilizzando l’acqua del pozzo il Santo ridiede la vista a un giovane cieco, il luogo prese il nome di Monte Illuminato in ricordo dell’accadimento straordinario.
Il Sentiero è stato ricostruito pensando agli itinerari che presumibilmente compiva Beato Lando, il frate francescano che a metà del XIII secolo viveva in un eremo in questi luoghi in prossimità del “Locus di Aqualta – heremita in heremitorio Aqualte”. L’aspetto a cui è difficile rimane indifferente è la natura, iniziando dalla Terra.
In lontananza si scorge quel che rimane di un castello con la torre diroccata, invece Il dito del diavolo è un splendido monumento naturale di grande impatto, un geosito di conglomerato messiniano, formatosi tra i 5 e 7 milioni di anni fa.
Il sentiero del Beato Lando è un susseguirsi di variazione di colori, tipologia di terreni, calanchi dilavati, parete di ciottoli che sembrano mosaici, la lettura geologica del paesaggio propone un intrigato thriller. Ovviamente la biodiversità faunistica e della vegetazione non è da meno. Tutto si raccorda da Lupaiolo, qui sembra confluire e dipanarsi quel che si coglie con lo sguardo e anche ciò che pare invisibile.
Per informazioni: www.villaggioranco.it